GUTA - Gruppo Universitario Tradizioni Antiche
Danze
Di seguito sono descritte alcune delle danze che cerchiamo di riproporre nel modo più fedele possibile ai nostri documenti video raccolti sul campo e a quanto appreso dai vari laboratori e seminari di danza tradizionale frequentati.Ci teniamo a precisare che siamo contrari ad ogni forma di standardizzazione coreografica, ma al contrario lasciamo libertà di interpretazione al ballerino, rispettando in ogni caso le “regole non scritte” del ballo tradizionale!
La Saltarella
La Quadriglia
Il Palo Intrecciato o "Lu Lacce d'Amore"
La spallata
La cotta
La mazurca scambiata
La palmarause
...quann' esce la sposa
Li sirpitille
La Jisciana
La Saltarella
Derivante dalla “Saltatio” latina, un ballo risalente all'epoca Romana, è sicuramente la danza popolare più diffusa in Abruzzo.
Pur presentando una infinità di varianti, la struttura o per così dire le “regole del ballo” sono sempre le stesse consistenti in passi base cadenzati con accento su un piede seguendo uno schema binario.
Lo schema dominante (soprattutto nell'area chetino-frentana) consiste nell'eseguire continui piccoli cerchi mobili antiorari lungo un circolo più ampio anch'esso percorso in senso antiorario.
Si danza a coppia (non necessariamente uomo-donna) oppure a quattro e a tre persone (detto rispettivamente a due e una piazza e mezza!) in cerchio o in alcune versioni poco diffuse si segue un iter processionale.
I passi e lo schema coreutico di base sono arricchiti da microvariazioni improvvisate dagli uomini, a volta seguiti e/o imitati dalle donne che in ogni caso mantengono un atteggiamento elegante e nello stesso tempo molto composto.
Le differenze più marcate si notano tra le varianti teramane e quelle del chietino. Nelle prime i passi sono energici e molto marcati mentre nelle saltarelle/ballarelle chietine si ha un passo più “strisciato”.
Il termine saltarella spesso sì interscambia e confonde a seconda del luogo con i termini: ballarella, zumbarella, tarantella, pescarese, ciuppicarella, pizzicarella ed altri sinonimi.
Come detto si tratta di varianti appartenenti alla “famiglia” delle saltarelle; di solito i fattori diversificanti sono la velocità di esecuzione e il tipo di accento del passo.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La Quadriglia
La quadriglia è troppo nota e complessa per riassumerla brevemente; è importante rilevare come questo ballo racchiude caratteristiche di molte danze popolari del periodo compreso tra il settecento e l'ottocento.
Si balla al comando di un “maestro di danza” che ordina una serie di figure o meglio manovre a spiccato riferimento corteggiatorio.
L'abilità del maestro risiede nell'intrecciare le varie figure mantenendo l'armonia e la fluidità del ballo.
Le manovre più antiche sono molto semplici ma nello stesso tempo di grande “effetto”; queste sono alternate a comandi di “esclusione” grazie ai quali il maestro durante il ballo elimina le coppie danzanti facendone rimanere una sola.
Il maestro virtuoso riesce a guidare anche la scelta della coppia che rimarrà alla fine, che di solito è quella in cui c'è attrazione da parte di uno dei due ballerini oppure c'è una forte amicizia.
Come ci capita di riscontrare, al giorno d'oggi è difficile trovare un maestro in grado di gestire tutte queste operazioni, e soprattutto trovare coppie di ballerini che conoscono questa procedura!
Le attuali riproposizioni folkloristiche molto coreografate hanno da un lato favorito la riscoperta di questo ballo, ma lo hanno privato dell'anima!
In molti casi il maestro non comanda la quadriglia per far divertire i ballerini e raggiungere il sopra citato scopo, bensì solo ed esclusivamente per mettersi in mostra evidenziando un'errata e incompleta padronanza del ballo!
Fonti: G.U.T.A. (2006)
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Il Palo Intrecciato o "Lu lacce d'amore"
È un ballo propiziatorio molto diffuso e conosciuto in tutto l'Abruzzo.
Presenta forti legami con la quadriglia e si balla appunto su musica per quadriglia nei giorni di Carnevale.
Le coppie danzano in cerchio intorno ad un palo, su cui sono legati dei nastri colorati.
Si balla al comando di un "maestro" o "mastro" di danza, che impartisce gli ordini.
Ogni ballerino impugna un nastro; sono gli uomini che, nella fase iniziale e su comando del “maestro”, vanno a prendere due nastri o "lacci" e ne portano uno alle rispettive compagne di ballo.
Da qui il “maestro” impartisce una serie di comandi che portano le coppie ad eseguire una serie di evoluzioni e figure intorno al palo, intrecciandovi i nastri in modo suggestivo e spettacolare.
Una volta che i nastri sono stati avvolti ("intrecciati") lungo il Palo, devono essere sciolti eseguendo, sempre sotto comando, le stesse evoluzioni ma in senso contrario.
Se gli ordini del “maestro” sono dettati ed eseguiti correttamente, al termine del ballo tutti i nastri saranno sciolti e le coppie si ritroveranno nella loro posizione di partenza.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La Spallata
E' una danza molto antica e diffusa lungo l'asse appenninico-adriatico centro meridionale.
Esistono diverse versioni, a file o a cerchio, distinguibili ad una o tre botte a secondo del numero di colpi di spalla o di fianco che i ballerini si scambiano dopo essersi incrociati con la coppia che si trova a loro contrapposta.
La danza prende il nome dal continuo scambio di colpi ritmati, una volta considerati eticamente arditi!
Non mancano versioni comandate, come quella di Schiavi d'Abruzzo! I comandi dati, sono allusivi e provocatori, con particolare riferimento alla sfera sessuale. Ciò concorda con il fatto che ancora oggi questa danza pare essere legata soprattutto ai rituali nuziali.
I comandi hanno inoltre una funzione “coregica indiretta”, in quanto con la loro presenza introducono una particolare variazione coreografica.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La cotta
Deriva dalla imitazione della spagnola "Jota", famosa danza tradizionale iberica.
Forse furono proprio i soldati spagnoli, durante il dominio aragonese (XVI e XVII sec.) ad insegnare alle donne, molto probabilmente alle "dame di compagnia" incontrate nelle notti di libera uscita, questo ballo dalle posture tipicamente spagnoleggianti ed inusuali per la tradizione abruzzese ed italiana in genere.
Nella prima fase, le coppie danzano in cerchio muovendosi in senso antiorario.
L'uomo procede danzando a braccia alte e compiendo delle evoluzioni, mentre la dama lo segue in modo composto e discreto danzando con le mani poggiate sui fianchi.
Nella seconda fase l'uomo si gira verso la dama o viceversa a formare le coppie che iniziano a ballare sul posto proponendo delle varianti dal centro del cerchio verso l'esterno e/o viceversa.
L'uomo compie dei giri e dei balzi accentuando i passi compiuti al centro ed all'esterno del cerchio, la donna lo imita ma sempre in maniera riservata e composta.
Il passo in questa fase ricorda molto l'andamento barcollante di un ubriaco, tanto da far sorgere il dubbio che non derivi da questo il termine abruzzese “cotta” usato per indicare una ubriacatura o sbronza.
In Abruzzo la Cotta è ballata in pochi paesi, a testimonianza della particolarità di questo ballo e delle sue origini straniere.
É conosciuta solo nel chietino in particolare ad Orsogna e paesi limitrofi dove è addirittura chiamata l'Orsognese (per es. a Canosa Sannita) a testimonianza dell'origine molto legata a questo paese.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La mazurca scambiata
(o Scagniarelle o Lu Ball Scagnate o Lu Denze Scagnète)
È un ballo di coppia a struttura chiusa che si sviluppa in senso circolare con verso antiorario.
Le coppie convergono verso il centro del cerchio battendo le mani.Il cavaliere nel tornare nella posizione di partenza compie un giro di passo con la dama alla sua sinistra, in seguito l'uomo lascia la dama e prosegue verso la dama alla sua destra a formare le coppie che compiono un giro danzato su se stesse tornando alla posizione di partenza. Fatto ciò, le coppie convergono di nuovo verso il centro battendo le mani.
La versione orsognese ha ogni volta il cambio dell'uomo verso la donna alla sua destra, così facendo si procede sempre in senso antiorario.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La Palmarause
Il nome, in dialetto di Roccaspinalveti, paese in provincia di Chieti, vuol dire "palmolese" cioè ballo alla maniera di Palmoli, paese ubicato sempre in provincia di Chieti.
Si tratta di un ballo circolare a più coppie miste, ballato con uno schema a cerchi percorsi in senso antiorario con spiccato riferimento al movimento del sistema terra-luna intorno al sole.
Non dimenticheremo mai la descrizione semplice ed efficace che una signora ci ha fatto di questo ballo:
“…s'abballe coma ‘ggire lu monne!!...”
Fonti: G.U.T.A. (2006)
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...Quann esce la spose
Si tratta di una particolare versione di polka ballata in occasione dei matrimoni a Roccaspinalveti (CH).
La mattina del matrimonio lo sposo con i parenti si recavano a casa della sposa accompagnati dal suono di organetto a due o otto bassi che suonava appunto questa polka per tutto il tragitto fino alla chiesa.
Durante la festa questa polka era suonata più volte e ballata con una postura particolare, invece di danzare l'uno di fronte a l'altro si danza fianco a fianco.
Fonti: G.U.T.A. (2006)
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Li sirpitille
Il nome deriva dalla parola serpentello il cui movimento è imitato dai ballerini formando la figura della “catena inglese” eseguita intrecciando le braccia.
Nel caso in cui vi sono solo due coppie a ballare, si ripete di continuo l'incrocio delle braccia alternati a virtuosi cambi di dama, eseguiti in modo da simulare appunto il movimento di un serpente.
Alla presenza di un numero maggiore di coppie si eseguono una serie di figure tipo quadriglia al comando di un maestro e si chiude alla fine con il solito incrocio di braccia al comando.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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La jisciana
Il nome vuol dire, in dialetto di Roccaspinalveti (CH), “gessana”, cioè ballo alla maniera di Gissi.
Si tratta di un ballo circolare a più coppie miste, basato su uno schema di scambio interno nel quale ogni uomo batte i piedi a terra e fa un giro con la donna alle sue spalle e ogni donna con l'uomo che la precede.
Un tempo era tipico accompagnare questo ballo col tamburo a frizione detto in loco cubba cubba.
Fonti: G.U.T.A. (2006), Gala (1993), Ass. Taranta
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